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sabato 5 maggio 2012

ARTURO GHERGO IN MOSTRA

L'incrollabile culto della Bellezza

 

 A Palazzo delle Esposizioni di Roma è stata aperta al pubblico dal 3 aprile all'8 luglio, la mostra fotografica di Arturo Ghergo. Mentre Mario Testino aveva immortalato per la sua esposizione le grandi top model contemporanee, Ghergo porta in scena la fotografia di studio prodotta in Italia tra gli anni '30 e gli anni '50, in quanto rappresenta il personaggio che interpreta meglio la tensione verso quell'ideale di bellezza ed eleganza che nel mondo anglosassone veniva concepito come glamour.
Le sue foto infatti sono realizzate esclusivamente nel suo studio fotografico, egli era un mago in termini di luci e ombre e riusciva a trarre fuori il meglio dal soggetto in posa, anche se le ore di posa erano davvero tante, ma necessarie per riuscire a cogliere l'attimo ed ottenere la sublimazione dalla sua arte fotografica.

Ghergo nasce nel 1901 a Montefano, nella provincia di Macerata e si trasferisce a Roma nel 1929 dove apre il suo primo studio fotografico proprio in via Condotti, che comincia ad essere nel corso del tempo il crocevia di personaggi famosi, divi del cinema, personaggi della politica. Allo stesso modo Ghergo, si afferma e diventa il fotografo più richiesto e il ritrattista più ambito della Capitale proprio da questo pubblico che gremiva la città.
Fotografo della bellezza, le sue modelle portano nomi altisonanti a partire dalla giovane Marella Caracciolo, non ancora signora Agnelli, Consuelo Crespi, Mary Colonna, Josè del Drago, Irene Galitzine. Queste sono solo alcune delle muse che hanno posato per il grande ritrattista.   
E' sopratutto il mondo del cinema che affida a Ghergo la reinterpretazione fotografica delle attrici. Grazie al suo sapiente obiettivo ha sputo dare luce alle star nostrane, da Isa Miranda a Mariella Lotti, da Leda Gloria a Alida Valli, Assia Noris, Maria Denis.
Sophia Loren, Silvia Pampanini, Gina Lollobrigida, Silvana Magnano e Vittorio Gassman, sono solo alcuni dei nomi più eclatanti del portfolio di Ghergo. La sua formula iconografica gli garantisce una fama immutata nel tempo. Nonostante il mutare delle mode, e con l'introduzione di inedite modalità espressive, con la sperimentazione del colore sulla fotografia pubblicitaria e la pittura, non cambiano le idee del fotografo che rimane fedele al suo stile, continuando a testimoniare il suo persoanle e incontrollabile culto della bellezza.

 
Il suo studio in Via Condotti oltre che atelier specializzato nel ritratto, è un vero sistema di produzione d'immagine ad uso commerciale. Con l'avvento del colore negli anni '50, Ghergo non lo percepisce come un vantaggio, ma come un difetto in quanto non è possibile da ritoccare con le tecniche e i materiali fino ad allora usati. La sua passione per la fotografia lo porta a fotografare anche principesse come fossero dive del cinema, e viceversa, esemplare equazione che riassume la novità dell'approccio di Ghergo al ritratto celebrativo.
E' la compenetrazione tra questi due mondi, separati solo per censo, ma riunificati da una nuova concezione di jetset che consente a Ghergo di configurare uno stile unitario e applicarlo senza soluzioni di continuità sia che il soggetto fosse la diva del momento da esibire sulle pagine patinate dei settimanali di moda, sia che fosse una delle rampolle della "nobilità nera", desiderosa di aggiornare la propria immagine in ossequio ai nuovi e rigidi costumi sociali.  
Spesso per queste ultime l'occasione è costituita dall'indossare un abito in veste di testimonialper le nascenti case di moda come Fontana, Gabriella Sport, Galitzine, Simonetta, Carosa, Botti, Ventura e Gattinoni.
In questo modo è ancora più facile abbandonarsi al glamour tipico della fotografia di moda, houte couture, imitando le pose delle modelle viste su Vogue, Harper's Bazaar. Le sue modelle portano così i nomi altisonanti del "gran mondo" come Marella Caracciolo, Consuelo Crespi, Mary Colonna.
Se gli atelier parigini erano il Santo Gral dello stile e modelli da imitare, le sartorie si accingevano a raggiungere un livello che non poteva essere etichettato solo come un alto artigianato. Sull'onda della nascita dell'Ente Nazionale della moda, case come Biki, Ventura ( legate all'officina creativa di future firme come Carosa, Simonetta, Gattinoni) Battilocchi e Gabriella Sport si imponevano all'attenzione di una clientela esigente, guadagnando spazi di riguardo.
Arturo Ghergo seppe sempre dare immagine a questi elementi diventando il pioniere non solo della glamour photograpy, ma anche di foto di moda italiane nonostante in quegli anni e nel successivo dopoguerra mancavano totalmente riviste specializzate e men che mai paragonate a quelle nate nel mondo anglosassone, svolta che avvenne negli anni '60 e fu preceduta unicamente da apparizioni e pubblicazioni femminili.
A dispetto di queste difficoltà Ghergo creò un look unico, sintesi di sofisticata classità, gusto infallibile e coraggiosa innovazione che aveva i primi spazi mediatici in riviste come "Gran Mondo", dedicate alla vita dell'alta società e nei cineillustra TV su divi e divine del grande schermo.    

Consuelo Crespi


Quint'essenza chic e musa preferita di Arturo Ghergo era Consuelo Crespi. La pubblicità dell'epoca la definiva la donna più bella del mondo. Emanava dal suo agile corpo una sinuosa musicalità che permeava l'obiettivo fotografico




sabato 10 marzo 2012

MVULA SUNGANI DALLA DANZA ALLA MODA - CONNUBIO PERFETTO TRA DUE ARTI “EFFIMERE”

Di origini aristocratiche e sangue africano, Mvula Sungani, da principe del Malawi ad astro della danza, ha raggiunto l'apice della notorietà a 360°. 
Il suo portafortuna è stato Nanni Loi, che lanciandolo sul set di un film, gli ha fatto scoprire la sua vocazione. Un Dio dell'arte. Da lì l'ascesa al mondo dello star system. 
Dalla recitazione e poi al canto, ha lavorato con le figure canore dello spettacolo più importanti, come Ginger Rogers e Ella Fitzgerald, James Brown e Stevie Wonder.
Entra a far parte del mondo della danza come primo ballerino, coreografo e regista in compagnie internazionali. Lavora in molti musical, teatri e trasmissioni TV.
Di RAI 5 è autore e coreografo del programma STEP - Passi di danza.
La sua passione per la moda nasce da bambino, quando tra i grattacieli di NewYork, passeggiava per la Fifth Avenue.


Mvula Sungani


Programma di danza

Questo amore ora è diventato realtà e Mvula Sungani ha saputo accostare la moda alla danza plasmando insieme due mondi, a prima vista diversi.
“Non c'è niente di meglio del connubio tra danza e moda” dice Sungani.
Dalle collaborazioni con stilisti di chiara fama come Roberta di Camerino, di cui il maestro ne ha coreografato la sfilata delle coloratissime borse, al lancio della linea pasha per Cartier, passando per Marco Coretti.
Gusto per l'estetica e del movimento, sono le caratteristiche che legano le due arti apparentemente effimere, ma non solo, perché moda e danza sono anche un emblema e collettore per avvicinare i popoli, come dice lo stesso Sungani, e come è successo nella sua vita. 

Compagnia danza Mvula Sungani

Mvula Sungani sceglie con cura gli abiti per le sue coreografie. E' D&G a vestire danze più contemporanee per le sue creazioni poliedriche. Versace e Armani per quelle più classiche.
Sono stati gli abiti della Spinatelli ad ispirare la coreografia per il Capodanno alla Fenice di Venezia.
C'è un desiderio che il grande maestro vorrebbe realizzare, come simbolo del suo amore per la danza e la moda, ovvero quello di trasformare le piazze in un grande teatro all'aperto e farle danzare come un sogno da mille e una notte.


venerdì 9 dicembre 2011

La moda italiana veste le Eroine Risorgimentali

Intellettuali, aristocratiche, donne del popolo, regine e religiose, combattenti e garibaldine. Donne di cuore e di cultura, di istinto e di passione. Tutte con un unico sogno unitario. Donne artefici di un Risorgimento dimenticato. Sono le “Eroine di Stile - La moda veste il Risorgimento”, le protegoniste della mostra allestita al Museo Nazionale Romano a Palazzo Altemps, residenza dell'ultima moglie di Gabriele D'Annunzio, Maria Hardouin di Gallese, e promossa dalla Provincia di Roma per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Inaugurata lo scorso 22 novembre 2011 ha prorogato la chiusura del 22 gennaio al 5 febbraio 2012 per il grande successo di pubblico che ha riscosso. Questa mostra vuole essere un omaggio alla figura femminile, alle “donne vere eroine”, icone del risorgimento italiano. L'organizzazione dell'esposizione è curata personalmente dal presidente stesso, Stefano Dominella, grazie al quale come per un incantesimo, rivivono oggi le Eroine rese contemporanee grazie alla contaminazione della moda attraverso le più prestigiose maison del made in Italy, che hanno onorato il loro coraggio, l'ambizione e la loro determinazione con abiti sontuosi o semplici, ma che riflettono bene la loro personalità, esaltandone una ricostruzione che abolisce il tempo ed attesta quanto la moda non sia un effimero capriccioso gioco.

Gianfranco Ferrè per Cristina Trivulzio di BelGioioso

Il tributo alle donne-eroine, il cui aiuto è stato determinante per realizzare il sogno unitario, si concretizza attraverso l'esposizione di 79 abiti che rappresentano l'espressione dell'eccellenza italiana grazie alle firme di stilisti come Salvatore Ferragamo, Gattinoni, Fendi, Max Mara, Roberto Cavalli, Laura Biagiotti, Valentino, Gianfranco Ferré, Armani, Prada, Emilio Federico Schuberth, Ermanno Scervino, Romeo Gigli, Sarli, Missoni e tanti altri. Sono circa trenta, tra le centinaia di Eroine, quelle di cui ne è stata analizzata la personalità e vestita l'anima come la principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, moderna e ribelle, liberale e libertaria, intellettuale e combattente, è vestita da Gianfranco Ferré con un abito da sera in organza e lana, con bustino e gonna a “rete”, lavorazione a crochet con ampi volants. La sua natura di donna è esaltata anche da un altro abito in musseline di seta, impreziosito da piume di gallo e marabu di Roberto Cavalli. La Contessa di Castiglione, figura emblematica nel panorama ottocentesco, appare con un abito Alta Moda di Sarli bianco, da gran sera a spirale, in tulle plissè e pizzo, decorato da ricami di perle di fiume e paillettes. La maison Gattinoni le dedica un secondo abito a crinolina in tulle e pizzo plissè. Anita Garibaldi, compagna dell'eroe dei due mondi, rappresenta l'esempio eclatante di eroismo, passione e coraggio.

Roberto Cavalli per Cristina Trivulzio di BelGioioso


Gattinoni per Giannina Milli

Un omaggio per la sua dignità è offerto da Laura Biagiotti con poncho in lana nei toni del rosso. Mentre altri manichini indossano un abito in crinolina con cappuccio di Mila Schön e un abito rosso di Emilio Schuberth. Costanza d'Azeglio veste una gonna a petali di velluto nero su camicia bianca di Emilio Schuberth. L'austera madre di Giuseppe Mazzini, Maria Drago, indossa un classico di Salvatore Ferragamo. Eleonora Curlo Ruffini, è abbigliata con un abito di lana in cachemire a quadri, con un impermeabile a rete di Prada.

Sarli Couture per la Contessa di Castiglione


Gattinoni per la Contessa di Castiglione

Tra le garibaldine spicca Luisa Battistoni Sassi, militar look nei toni dell'oro e accessori di Francesco Scognamiglio. Le due regine, Maria Sofia di Baviera e la Regina Maria Clotilde di Savoia, entrambe in abito nero lungo in tripla organza di seta e velluto con pelliccia, gioielli e accessori, sono firmati Fendi. L'Italia risplende nel valore eroico delle sue donne e in quello patriottico delle sue giovani Eroine, combattenti armate di entusiasmo rivissute oggi grazie alla realizzazione di un trait d'union particolare tra gli stilisti più importanti del nostro Paese e quelle icone femminili. Le Signore del Risorgimento sono celebrate anche da una fulgida luce con il percorso fotografico realizzato da Paolo Belletti, che illustra la suggestione dei monumenti alle Eroine con ben 21 fotografie trattate come immagini di arte contemporanea. L'artista scultore Federico Paris, ha invece creato dei busti raffiguranti alcune importanti Signore del Risorgimento Italiano come Anita Garibaldi e la Contessa di Castiglione, che fanno da scenografia alla mostra.

Laura Biagiotti per Anita Garibaldi


Gattinoni per Caroline Crane Marsh


Scultura della Contessa di Castiglione di Federico Paris

e percorso fotografico di Paolo Bellettini