lunedì 5 marzo 2012

Vivienne Westwood, la bad girls che inventò il punk Moda e cultura, binomio indispensabile per la regina della provocazione


“Sono sempre stata coraggiosa, eroica, con una grande joie de vivre”, esordisce Vivienne Westwood.
Arrivata a Londra nel 1958 a diciassette anni, da Glossop nel Derbyshire, ha subito dimostrato doti rivoluzionarie nel campo della moda.
L'8 aprile compirà settant'anni, ma a vederla è l'eterna ragazzaccia, che sulla King's Road di Londra viveva tappata nel suo negozio, chiamato Sex agli esordi, e dal 1980 World's End , dove tutt'ora si vendono capi riciclati e t-shirt con slogan politici, e dove sin dall'inizio insieme a Malcolm McLaren, cominciò a gettare scompiglio nella capitale inglese inventando lo stile punk.




Vivienne Westwood stile punk


 Stilista di fama internazionale da trent'anni, impera ancora come agente provocatrice della moda nel mainstream del fashion business, ma il suo quartier generale è uno spazio tutto suo al di fuori del convenzionale. Ci appare con i suoi capelli arancio, gli occhi di malachite intelligenti e curiosi, con un vestito in pile dal taglio sbieco in un ufficio pieno di libri. 
In giro niente stoffe, niente manichini, ma solo libri ovunque. 
Monnet, Tiziano, Rembrandt. “ A me della moda non importa nulla. 
La faccio perché la so fare” esordisce. “ Sono estremamente politicizzata. Non credo nella rivoluzione ma lotto per un mondo migliore, e questo complica molto le cose quando fai un lavoro come il mio”.
Artista per vocazione, stilista per caso, antifemminista, totalmente invischiata nel fashion business, seppur aristocraticamente distaccata da marketing e consumismo, Vivienne Isabel Swire, il cui cognome Westwood l'ha ereditato dal primo marito Derek, sposato nel 1962, è nata durante la Seconda guerra mondiale, ha conosciuto povertà e privazioni prima di assistere all'esplosione del consumismo. “Dopo due grandi guerre, dopo l'incubo del Vietnam e le proteste degli hippies non avrei mai creduto che saremmo ripiombati in questo buio” afferma la Westwood, amareggiata dal mondo giovanile odierno, troppo attaccati ad Internet senza sapere nulla di politica e di quanto sia importante la cultura.


La Poliedrica Westwood


 Arrivò in città in cerca di stimoli culturali e incontrò Malcolm McLaren, l'altro vate del punk, che non fu solo il suo compagno nella vita privata ma anche collega. 
Insieme per dieci anni dal 1970 crearono uno stile che sarebbe entrato a forza nell'iconografia del rock'n'roll e in maniera più sottile nell'aristocratico mondo della moda. Quella che crearono assieme dice, è stata “solo una brillante operazione di marketing. Creammo un look straordinario...ma non sono i capelli verdi che ti rendono diverso, ma il tuo cervello, la tua attitudine nei confronti della vita. Le idee le avevamo noi, Malcolm ed io”. 
La Westwood creò qualcosa di eroico che avesse una valenza politica con insita un'idea di ribellione, di protesta contro quello che non andava bene nel mondo.
Grande rivoluzionaria in campo politico pubblicò il suo Active Resistance Manifesto, la sua resistenza attiva contro la propaganda e messaggio ai giovani d'oggi. Secondo la poliedrica Westwood i tre grandi mali del mondo e punti cardine del suo esplicito sono il nazionalismo, la menzogna istituzionalizzata e la continua distrazione.
 L'antidoto è la cultura, radice dell'intelligenza del pensiero e ciò che ti permette di sapere chi sei. Mantra della ragazzina spavalda è ancora quello, che senza cultura, oggi gli stilisti non sarebbero niente. “Se non conosci il passato – dice lei rivolgendosi ai giovani - non riesci a capire il mondo in cui vivi. Noi siamo il passato e quel che sopravvive, è l'arte”. 



Vivienne Westwood durante una sua sfilata
 

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